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La pienezza della morte

Scheda

Autore: Ranier Maria Rilke

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Titolo: Orfeo.Euridice.Ermes

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Anno di pubblicazione: 1904

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Genere: Poetico

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Personaggi: Orfeo, impaziente di tornare nel mondo dei vivi, cammina a grandi passi avvolto in un mantello azzurro. Dietro di lui camminano a passo lento Hermes ed Euridice; i due si tengono per mano e lei, ormai pervasa dalla pienezza della morte, resta indifferente a ciò che accade intorno a lei.

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Analisi

Ranier Maria Rilke scrisse “Orfeo. Euridice. Ermes”, in cui, dopo un’accurata descrizione degli inferi, si sofferma sulla narrazione dell’anabasi di Orfeo, l’«uomo snello, muto e impaziente» avvolto in un manto azzurro. Descrive Ermes, «con il casco sugli occhi luminosi, l’agile verga tesa innanzi al corpo, le ali oscillanti intorno alle caviglie», che accompagna, stringendola nella mano sinistra, Euridice. Lei raccolta in sé come trasognata e impregnata dal suo stato di morte. Ormai non è più la donna bionda che si udiva nei canti del poeta, è già diversa, è già radice. 

Ella quando il dio la ferma e le dice con dolore che si è voltato, inizialmente non comprende, poi, con il passo rallentato dalle bende funebri, ripercorre il sentiero, mentre una figura quasi irriconoscibile sta sull’uscita chiara, a guardare un tratto del sentiero. Rilke si concentra particolarmente sull’introspezione del personaggio di Euridice, la quale, ormai defunta, si trova ormai pervasa dalla pienezza della morte, tanto da risultare, a differenza dell’Euridice scolpita nel bassorilievo, quasi noncurante degli accadimenti che si susseguono ricalcando la drammaticità del luogo in cui avvengono, l’Ade.

Lo straniamento che si evince dal componimento tende a sottolineare l’inevitabilità della morte, conseguenza naturale della vita, perché parte di un ordine naturale che non può essere in alcun modo stravolto. Orfeo tenta di oltrepassare il sottile confine tra vita e morte, ponendosi in maniera antitetica rispetto all’amata, in quanto la forza pulsante della vita che ancora gli pulsa nelle vene lo spinge a lottare con tutto se stesso per ricondurre Euridice tra le sue braccia, mentre quest’ultima è intrappolata  nella dimensione priva di tempo, spazio e vitalità che è la morte. Non è comunque chiaro perché Orfeo si volta, poiché il gesto è testimoniato solo dalle parole di Ermes che ci lasciano all’oscuro dei sentimenti del cantore.

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